Meditazione “Cosa ho fatto della mia vita” e “Cosa farò d’ora in poi”


Questa meditazione è meno comune perché non è una meditazione per vivere un certo stato, sia esso speciale, alto o profondo, ma è un modo per cercare una comprensione superiore e, persino, la Verità, in relazione a un certo tema, essendo questo in questo caso. “Cosa ho fatto della mia vita” e “Cosa farò d’ora in poi”.
Attraverso lo stato iniziale di centratura nel cuore o di integrità nel Sé mantenuto poi nello sfondo in cui eseguiamo la meditazione, miriamo ad essere in una prospettiva interiore il più profonda possibile, dnell’astrale superiore – il guscio sopramentale (Vijananmaya kosha), il corpo causale (Anandamaya Kosha) o anche lo stato di integrità nel Sé Supremo individuale (Atman).
Tale prospettiva interiore ci permette di creare nuove connessioni, di osservare cose, realtà che altrimenti non sarebbero state visibili.

Più sottile è il corpo di cui diventiamo consapevoli, più ci avviciniamo alla Verità e ci allontaniamo dall’Illusione e dall’incoscienza. Quindi, anche lo stato di genio e saggezza (per esempio) è possibile.
Questa meditazione ci offre risultati eccezionali anche se ce ne rendiamo conto solo come una semplice riflessione sul tema a livello mentale, anche senza uno stato di fondo più diverso da quello abituale per noi, perché saremo in grado di trarre conclusioni eccezionali riflettendo attentamente in modo insolito e con un tema insolito, ma molto necessario per noi.

Questa meditazione viene eseguita avendo strumenti di scrittura vicini che possiamo usare per scrivere alcune conclusioni scritte nel minor numero possibile di parole e con un focus secondario sull’azione di scrivere il più superficialmente possibile (per non uscire dallo stato profondo).

Scrivere alcune conclusioni libera la nostra mente per riflettere ulteriormente e ne abbiamo bisogno perché l’accumulo di più conclusioni nella nostra mente non notata su un supporto ci mantiene mentali e solleva difficoltà nel riflettere più profondamente.
Queste annotazioni sono necessarie perché non trarremo beneficio per tutto il tempo dell’esistenza dalla prospettiva interiore che abbiamo durante questa meditazione.

Infine, è bene scrivere una serie di idee che costituiranno i nostri punti di riferimento in relazione a ciò che vogliamo cambiare o ottenere da qui in avanti.

Ponendoci una serie di punti di riferimento rispetto a ciò che abbiamo compreso e a ciò che vogliamo realizzare dopo, elaborando un Grande Piano del nostro divenire, saremo in grado di seguire le varie tappe e aspetti lungo tutta la “strada della vita” quando non saremo più animati in ogni momento dalla saggia prospettiva della nostra aspirazione in relazione a ciò che dobbiamo fare.

MEDITAZIONE “COSA HO FATTO DELLA MIA VITA”

1. Prima realizziamo la consacrazione e, dopo aver ricevuto la risposta (che non è obbligatoria per apparire – nel qual caso dobbiamo fermarci) continuiamo a mirare ad avere uno stato di distacco perché un forte desiderio di astenerci da risultati spettacolari ci porterebbe molto nell’ego e può, addirittura, annullare i risultati.
I primi 2 minuti – rapporto telepatico ai maestri spirituali non dualisti, all’insegnante e al gruppo spirituale degli Abheda yogi.

Si svolge, per quanto possibile, in uno stato il più alto possibile, dopo uno stadio di segnalazione al Supremo Atman del Sé o di centratura nel Cuore, cercando di mantenerci prevalentemente al livello del piano causale o, almeno, sopramentale.

Possiamo chiedere, per questa meditazione, l’aiuto di Dio, di Gesù Cristo, Shiva, di un Grande Potere Divino, di un Arcangelo, degli angeli coordinatori del divenire spirituale e l’aiuto dell’Angelo Custode dell’evoluzione spirituale o dell’Angelo Custode, dipendendo, soprattutto, dalle nostre affinità e aspirazioni.

È una sapiente retrospettiva delle nostre vite finora, punteggiata dagli eventi più importanti – davvero – per noi (non quelli che il “mondo” di solito considera importanti).
Questa retrospettiva è fatta da una prospettiva spirituale e nel quadro di ciò che consideriamo essere, più chiaro o più poco chiaro per noi, la nostra missione spirituale in questa vita e viene effettuata in modo applicativo per trarre alcune conclusioni pratiche concrete per “Cosa faremo d’ora in poi con le nostre vite”.

È noto che “Se offriamo a Dio (e/o alla trasformazione interiore, alla perfezione e allo scopo spirituale esterno) il primo posto, il resto verrà (spontaneamente e spesso senza nemmeno chiedere) in cima a quello”.
Quindi nella seconda parte ci limiteremo a fissare e meditare sulle chiare conclusioni che abbiamo dichiarato nella prima parte della meditazione.

Coordinate fondamentali nella meditazione “Cosa ho fatto della mia vita”:
– se abbiamo compreso e iniziato ad agire per il compimento dello scopo della nostra esistenza o scopo fondamentale;
– l’amore, in generale e l’amore nella coppia, in particolare; se abbiamo offerto amore e se siamo stati in grado di ricevere amore quando la vita ci ha dato l’opportunità di farlo; se abbiamo imparato ad amare a distanza (quando necessario), se abbiamo imparato il distacco nell’amore, e se siamo riusciti a trascendere l’imbarazzante abitudine di poter amare solo una persona alla volta;
– il senso della vita come processo di perfezione interiore – specialmente attraverso la riuscita “graduazione” delle prove spirituali;

– il modo in cui ci siamo relazionati con il Sentiero Spirituale;
– che sono stati per noi, fino ad ora, i veri maestri spirituali, che abbiamo così sentito nella nostra anima, se abbiamo trovato la giusta Via spirituale e maestro, e, se questo è accaduto, se abbiamo notato l’importanza di questo evento fondamentale;

– in che modo abbiamo ricevuto guida, avvertimenti, approvazioni – dallo “Spirito del Mondo” o da Dio e come li abbiamo fruttificati;

– se abbiamo perdonato, il perdono non significa essere in relazioni strette con quella persona, ma la mancanza di qualsiasi necessità per noi di ricevere un risarcimento da quella persona o in relazione a quella persona – praticamente la scomparsa di una connessione karmica con quella persona;

– quanto abbiamo sviluppato e prestato attenzione a ciò che conta davvero e che costituisce valori eterni e quanto ci siamo distaccati (senza doverci negare) da ciò che è fugace;

– quali talenti abbiamo ricevuto in questa esistenza, se li abbiamo moltiplicati e usati con umiltà per il compimento della nostra missione o abbiamo solo approfittato di alcuni doni e basta;

– se sentivamo che “il lavoro è amore portato alla luce” o sentivamo che il lavoro è un lavoro scomodo che siamo costretti a offrire come controvalore del denaro ricevuto;
– se e come abbiamo imparato dai nostri errori e dagli errori degli altri;

– se abbiamo imparato a staccare dai frutti delle azioni e della riconciliazione ciò che non possiamo o non dobbiamo cercare di cambiare;

– se siamo riusciti a sentire che stiamo compiendo le nostre azioni per amore di Dio, per amore di Dio, per amore di Dio – cioè, se siamo riusciti a vivere una delle prospettive più alte karma yoga;

– se fossimo e/o siamo pronti a perdere (se questo manifestasse, per vari motivi, la nostra vita) in qualsiasi momento “tutto”;

– se, guardando indietro alla nostra vita, scopriamo di aver fatto, in modo accettabile, ciò che sentivamo essere saggio o abbiamo seguito come in trance le compulsioni spirituali;

– se avessimo vizi e come ci relazionavamo con loro;

– se e come abbiamo onorato gli investimenti ricevuti: quello di un uomo o di una donna, quello di amante o amante, quello di genitore o protettore, capo, insegnante, artista, assistente, lavoratore e altri;

– se abbiamo aiutato e siamo stati aiutati e come ci siamo relazionati a questo aiuto ricevuto o dato; se abbiamo debiti di qualsiasi tipo, e come intendiamo restituirli;

– se abbiamo vissuto la vita con intensità, come se fossimo e fossimo pronti a “morire” in qualsiasi momento (non nel senso di una disponibilità di sacrificio “kami-kaze”, ma nel senso di una vita saggia che non lascia ciò che è importante per dopo, per un tempo che il più delle volte non arriverà mai);

– nella situazione ipotetica in cui dovremmo lasciare il corpo fisico, cioè “morire” proprio ora – se sapessimo cosa fare in un momento così speciale – lo yoga di lasciare il corpo fisico in modo permanente

Il potere della vita

– quali sono i nostri punti di forza – e quali li useremo ulteriormente in pieno e quali sono i punti deboli, dove è opportuno cercare di “rafforzare”;
– se vivessimo di nuovo la stessa vita, cosa faremmo lo stesso e cosa cercheremmo di cambiare.

Una volta raggiunto questo obiettivo, se è ancora necessario, scriviamo molto brevemente altre idee principali che possono aiutarci da qui in poi e poi andiamo avanti.
nella seconda parte – “Cosa farò, d’ora in poi, con la mia vita”, fissandoci una serie di pietre miliari in relazione a ciò che faremo dopo. Fondamentalmente, questa seconda parte della meditazione è, di fatto, una ricapitolazione, sintesi e fissazione della prospettiva concreta che applicheremo d’ora in poi nella nostra vita.

Massime significative relative all’attuazione di una saggia prospettiva sulla vita:

” Non è stupido chi non sa
ma è stupido chi sapendo agisce come se non sapesse”

“Conoscere e non agire è una grande vigliaccheria”

“Errare è umano, ma persistere nell’errore è: o sciocco o demoniaco”.

Pieno successo in questa meditazione e retrospettiva fondamentale!

Leo Radutz
Leonardo 14

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